
Iniziamo la nostra conoscenza delle dee, e partiamo subito col botto. Così come venne al mondo Artemide, dea della luna e della caccia. La dea fa parte del gruppo delle dee vergini, definite così non in senso materiale o, comunque, non solo, ma nel loro non aver bisogno di un rapporto, di un legame per sentirsi appagate e definite.
Artemide era figlia di Zeus e di Leto, divinità della natura, e sorella gemella di Apollo, dio del sole.
Nacque prima di suo fratello, e aiutò subito la madre durante il travaglio, che durò nove notti e nove giorni tra atroci dolori. La causa? Era, la moglie di Zeus, che si era appena appena alterata, per l’ ennesimo tradimento del marito, con figli a riprova del fatto compiuto. Quando ebbe compiuto tre anni, la madre Leto la portò da Zeus, perché facesse la conoscenza del padre e di tutto il divino parentado. Zeus andò in brodo di giuggiole, nel vedere una figlia così fiera e indipendente. Le disse di chiedere tutto quello che voleva, e sarebbe stata accontentata. Artemide non aveva grandi richieste, in fin dei conti. Chiese arco e frecce (forgiate dai Ciclopi con l’argento), una muta di cani da caccia (che chiese a Pan, il dio mezzo uomo e mezzo capro), uno stuolo di ninfe come amiche e accompagnatrici, una tunica corta che le permettesse di correre, montagne e terre selvagge tutte sue, castità eterna e la libertà di fare scelte sue. Ok, ripensandoci, un pochino grandi lo erano, queste richieste, visto che le donne non avevano grandi diritti, nell’Antica Grecia (e non proseguo oltre…).
Artemide è l’archetipo della donna forte e competitiva, che ama la natura, che crede fortemente nel potere della sorellanza e che non ha bisogno di un rapporto di coppia per potersi sentire completa, dove per “coppia” s’intende un qualsiasi legame affettivo, che sia coniugale, materno o filiale.
La bambina Artemide è una bambina avventurosa, che non sottostà alle regole senza lottare, ancor di più se le trova ingiuste. Nel crescere, diventerà ancora più competitiva, prefiggendosi degli obiettivi per lei importanti, che perseguirà con coraggio, spingendosi all’estremo e tralasciando tutto il resto, come una luce laser che punta, e illumina, solo il traguardo finale. Eccelle nello studio e, successivamente, nel lavoro, che sceglie spinta da un’ideale in cui crede fermamente più che dal prestigio o dal denaro.
Per la donna Artemide, il rapporto di coppia non è fondamentale, e, spesso, cercherà nel matrimonio un rapporto di parità e di fratellanza, più che un rapporto basato, ad esempio, sull’attrazione fisica. Prediligerà un uomo Apollo, sua controparte maschile.
La donna Artemide considera molto importante il rapporto con le altre donne. È una femminista convinta, perché il movimento sostiene delle cause che la toccano nel profondo. Ha molte amiche, e sostiene le colleghe di lavoro.
Artemide, come dea e come archetipo, ha anche dei lati oscuri. La rabbia incontrollata è uno di questi. Se qualcuno la offende, o la svilisce, potrebbe correre grossi rischi. Anche perché, un altro aspetto negativo che la rappresenta, è la spietatezza. Di solito, la pena non è mai commisurata al delitto, per dirla in termini giudiziari. Questo perché la donna Artemide pecca di empatia. È talmente presa nel centrare i suoi obiettivi, è così competitiva, che fatica a fermarsi, in tutti i sensi, e a provare a mettersi nei panni delle persone che la circondano, soprattutto quelle che non fanno parte della sua cerchia. Per poter crescere, la donna Artemide deve sviluppare la sua ricettività, rendersi vulnerabile e imparare a prendersi cura di un altro essere umano. In poche parole, aprirsi all’amore.
Ci sono molte rappresentazioni di Artemide, nei libri e nei film, soprattutto negli “young adult”, o nei romanzi di formazione. Questo perché la dea rappresenta, in particolare, le giovani donne.
Una perfetta, giovane Artemide di cellulosa (e celluloide) è Katniss Everdeen, protagonista della saga di “Hunger Games”. Vaga nei boschi con il suo arco e le sue frecce, iperprotettiva con la madre e la sorella, forte senso di giustizia, e una “leggera diffidenza”, chiamiamola così, verso il prossimo. Forte, fiera, coraggiosa, competitiva e indipendente. E poi ci chiediamo come mai ha avuto così tanto successo.
Per far sì che i lati negativi della dea predominante dentro di noi possano essere in qualche modo mitigati, bisogna prima di tutto esserne consce, di queste forze primordiali e del loro influsso sul nostro essere e sul nostro comportamento. Successivamente, dovremo lavorare per sviluppare altre dee. La rigidità, come in ogni cosa, porta i suoi disagi. L’apertura è, e sarà sempre, la chiave di crescita. Quali altre dee, chiederete voi? Dipende. Intanto, io ve le presenterò una a una. E poi, magari, passeremo anche agli dei.
Vi riconoscete, in questa dea? Vi piace, vi intriga? Conoscete altri personaggi dei romanzi e dei film che, secondo voi, la incarnano?