
Eccoci giunte all’ultima dea. Una dea così particolare, talmente unica da far parte di un gruppo a sé stante. Afrodite non può essere annoverata tra le dee vergine, dato il gran numero di storie amorose avute, ma non può essere considerata una dea vulnerabile, perché non fu mai vittima. Una comunione delle qualità di entrambi i gruppi, che muta e porta alla nascita di qualcosa di nuovo: una dea che trasforma e si trasforma tramite la comunione e/o l’unione con l’altro.
Per questo, viene definita la dea alchemica. Come gli alchimisti cercavano, tramite l’unione a livello chimico di due sostanze poco pregiate, di ottenere l’oro; così le due persone coinvolte sotto l’influsso di Afrodite, diventano qualcosa di diverso, e di più bello.
Utilizzando l’esempio della luce già utilizzato per descrivere le coscienze delle dee vergine e di quelle vulnerabili, la coscienza Afrodite può essere paragonabile a un riflettore che illumina un palcoscenico. Come pubblico, siamo catturati, e concentrati, da quello che luce illumina, che ha un impatto emotivo su di noi. Di rimando, l’emozione amplificata che prova lo spettatore viene percepita dall’attore che è sopra il palco, aumentando il suo sentire e la sua capacità di emozionare il pubblico. Nei miei quattro anni di recitazione, posso dire che è meraviglioso, quando tutto questo avviene.
Riguardo la nascita di Afrodite, esistono due versioni. Quella più famosa, anche per via del quadro del Botticelli “Nascita di Venere”, racconta che il titano Crono tagliò, con un falcetto, i genitali a suo padre Urano, e li gettò in mare. Dal rimescolamento di acqua e sperma, in una nuvola di schiuma, nacque, già adulta, Afrodite. Fu scortata subito al cospetto degli dei, che la accolsero calorosamente e, neanche a dirlo, molti di loro la chiesero in sposa. A differenza delle dee vulnerabili, non fu ne rapita ne violentata. E, a differenza delle dee vergini, si sposò. La scelta ricadde sul figlio rinnegato di Era e Zeus, lo storpio Efesto (l’unione dell’amore e della tecnica, da cui nasce l’arte). Ebbe anche molti amanti, il più famoso fu Ares, dio della guerra, ed Ermes, messaggero degli dei, con i quali ebbe altri figli, e i mortali Anchise e Adone.
L’archetipo Afrodite è l’archetipo dell’amante. Una passione travolgente investe la donna che scopre dentro di sé questa dea per la prima volta. Questa passione può essere verso un uomo o una donna, che si scatena con una forte attrazione fisica e ricerca di unione e comunione, ma anche verso una qualche forma d’arte di cui s’innamora follemente, e su cui investe tutta sé stessa. La parola importante in tutto ciò è “travolgente”, perché la forza istintuale della dea è potente e accecante, e non è semplice gestire tali pulsioni, in particolare in società che vedono l’espressione sessuale della donna come qualcosa di sconveniente (quando va bene), e perché può mettere a rischio dei rapporti già esistenti.
La bambina Afrodite è spesso una bimba civettuola, le piace stare al centro dell’attenzione, vestire carina, esibirsi per gli adulti. Essendo una bambina, tutti questi atteggiamenti vengono messi in atto in modo del tutto ingenuo. Ma già intorno ai dieci anni, comincia a interessarsi ai ragazzi più grandi, si innamora del divo del cinema tenebroso, e comincia a essere più o meno conscia del potere che il suo fascino esercita. Quando arriva l’adolescenza, le cose si complicano, per la ragazza Afrodite. Al pari del suo coetaneo maschile, che può “permettersi” di avere in mente solo il sesso, lei dovrà stare attenta a non mostrare le pulsioni che il riassetto ormonale scatena in lei, pena l’essere additata come una poco di buono. Un’altra complicazione può essere una gravidanza indesiderata.
La donna Afrodite sceglie un lavoro in base a quanto la coinvolga emotivamente, e non in base al prestigio o ad una buona retribuzione. Lavori routinari e ripetitivi non fanno per lei. Cerca intensità e varietà in tutti gli aspetti della sua vita, altrimenti corre il rischio di annoiarsi a morte.
Riguardo al matrimonio, la donna Afrodite si sposa se è presente in lei anche l’aspetto Era, anche se avrà difficoltà a rimanere in un rapporto duraturo e monogamo.
Mentre la donna Afrodite attira a sé uomini come il miele le api, molti dei quali però potrebbero non essere buoni partner per lei, i rapporti con le donne sono più complicati. Il suo modo di approcciarsi agli uomini, schietto, sensuale e disinibito, può provocare diffidenza da parte delle altre donne, in particolare le donne Era.
Le problematiche a cui può andare incontro la donna con un forte archetipo Afrodite sono diverse. Può seguire il suo istinto senza valutare prima le conseguenze delle sue azioni, e trovarsi così invischiata in relazioni tossiche, essere condannata socialmente, venire sfruttata dagli uomini e perdere così autostima in sé stessa. D’altro lato, può negare completamente questa sua dimensione, provare senso di colpa e conflitto per ciò che sente e non vuole sentire, e sviluppare depressione e ansia. Come già anticipato prima, inoltre, questo suo vivere la passione del presente e non pensare alle conseguenze, può distruggere rapporti seri per la sbandata di un momento. Per crescere, la donna Afrodite deve sviluppare altre dee dentro di sé, e sviluppare le loro caratteristiche, come la ricerca di stabilità di Era e Demetra, oppure l’introversione di Persefone, che può aiutarla a vivere l’esperienza sessuale in fantasia, invece che nella realtà.
Ho riflettuto molto su quali rappresentazioni della donna Afrodite cinematografiche e letterarie riportare. Questo perché sfortunatamente, questo tipo di donna viene spesso svilito e reso quasi una macchietta, in alcuni tipi di film e romanzi. La società odierna non è stata molto accogliente con lei, disegnandola come una donna civettuola, un po’ stupidina, spesso ninfomane. Fortunatamente, le cose stanno cambiando. Eppure, sono dovuta andare a scavare nei classici del passato, per trovare delle donne Afrodite interessanti. La prima è Lady Constance, Connie, Chatterley, protagonista del romanzo “L’amante di Lady Chatterley”, di David Herbert Lawrence. Donna appassionata e intelligente, sposata ad un marito arido dentro, che la guerra ha reso disabile, s’innamorerà del guardiacaccia della tenuta, non senza atroci dubbi morali ed etici. La seconda è Hester Prynne del romanzo “La lettera scarlatta” di Nathaniel Hawthorne, costretta a portare, ricamata sul petto, la A di adultera (siamo nella Boston puritana del XVII secolo), per essere rimasta incinta di un uomo che non è suo marito, di cui lei non dirà mai il nome. Esistono diverse versioni cinematografiche del primo romanzo, non ultima quella con Emma Corrin nei panni di Connie. Del secondo romanzo, come dimenticare l’interpretazione di Demi Moore, affiancata da un meraviglio Gary Oldman. Recuperate tutto.
Articolo lunghissimo rispetto ai miei standard (per lo più imposti da me stessa), ma ci sarebbe davvero tanto da dire, sull’archetipo Afrodite. Cosa ne pensate di questa dea, che avvolge tutti con la sua luce dorata? Rispecchia qualche lato del vostro essere? Quali rappresentazioni cinematografiche e letterarie vi vengono in mente?